Morbillo Parotite Rosolia

Manifestazioni Cliniche

Il morbillo è una malattia virale acuta, altamente contagiosa, caratterizzata da febbre elevata (molte volte), tosse, cefalea, fotofobia, congiuntivite, faringite, laringite, e macchie di Koplik. La febbre cade per 6-12 ore, ma ricompare accompagnandosi a un’eruzione maculopapulosa, di colore rosso acceso, che inizia nella regione cranio-facciale si estende poi a tutto il corpo. Il morbillo può complicarsi, più spesso nei bambini piccoli, con otite media, broncopolmonite, laringotracheobronchite (croup) e diarrea. L’encefalite acuta si verifica raramente, spesso con alcuni esiti di encefalopatia permanente se la malattia non viene seguita adeguatamente. ETIOLOGIA il virus del morbillo è un virus a RNA con un solo tipo antigemico, classificato come un morbillivirus nella famiglia dei paramyxovirus.

EPIDEMIOLOGIA il morbillo colpisce l’uomo attraverso un contatto diretto con goccioline respiratorie infette o, meno frequentemente, mediante contagio aereo. Nelle zone temperate, il picco di incidenza dell’infezione nella popolazione non vaccinata si ha nel periodo invernale-primaverile.
TEST DIAGNOSTICI: l’infezione da virus del morbillo può essere diagnosticata in maniera specifica con l’isolamento e la coltura su tessuto da secrezioni rinofaringee, congiuntiva, sangue e urine durante la fase febbrile di malattia. Comunque, I’isolamento è difficile e raramente possibile………

Prima dell’introduzione della vaccinazione, questa malattia aveva perso molto della sua virulenza e la sua capacità di creare anche gli esiti mortali era quasi del tutto scomparsa. In termini tecnici la morbosità cioè la diffusione della malattia era diminuitain modo sostanziale del 90% come pure la mortalità. Il morbillo ha i picchi maggiori ogni quattro anni. Quando questa malattia era molto diffusa e si verificava il picco massimo, questa malattia esantematica coinvolgeva da 80.000 a 120.000 bambini dei 550.000 nati. Gli anni dove non c’era l’incidenza massima i bambini coinvolti non sueperavano i 30/40.000 dei 550.000 nati. Seppure era una malattia molto diffusa non coinvolgeva la maggio parte dei bambini.

Il vaccino contro il morbillo fu introdotto negli Usa nel 1963. In quell’epoca i casi di morbillo si erano spontaneamente ridotti, diminuendo da 800 mila nel 1958 a 3 mila nel 1962. Nel 1900 i casi di mortalità per morbillo erano di 13,3 per 100 mila abitanti; nel 1955 la mortalità era diminuita del 97,7%, nella proporzione di 0,03 morti per 100 mila abitanti. Statistiche analoghe si riscontrano per gli altri Paesi. Questo prova che il morbillo era in via di estinzione ancor prima dell’avvento della vaccinazione.

Vaccinazioni in Italia

Da sempre si è cercato di rendere obbligatorio questa vaccinazione in Italia, ma fortunatamente le disponibilità finanziarie erano ridotte e non venne fatto nulla.

Morbillo: cosa dice l’Istituto Superiore della Sanità italiano, da Michele Grandolfo, dell’Istituto Superiore della Sanità “A questo proposito il Consiglio superiore della Sanità, nella seduta del 20/9/85, si è pronunciato a favore dell’obbligatorietà della vaccinazione contro il morbillo; il Ministro della Sanità ha predisposto un apposito disegno di legge e anche in Parlamento sono stati presentati progetti di legge che prevedono l’obbligatorietà.
Riassunto
500.000 casi di morbillo all’anno, da 5.000 a 10.000 ricoveri ospedalieri, almeno 100 casi di encefalite, decine di migliaia di altre complicazioni comportano, oltre a un grosso tributo di sofferenza, un costo sociale di almeno 30 miliardi all’anno. E’ possibile eliminare tutto questo con una spesa di circa 13 miliardi il primo anno e di 3 miliardi negli anni successivi attuando una campagna di vaccinazione. Cardine epidemiologico della strategia vaccinale è l’immediata saldatura tra immunità naturale e immunità indotta dalla vaccinazione. Cardine operativo è l’offerta attiva della profilassi a tutti i bambini suscettibili, di età compresa tra 13 mesi e 8 anni e, successivamente, a tutti i nuovi nati, al tredicesimo mese di vita.”

Queste sono le dichiarazioni e i dati del Ministero della Sanità, ci chiediamo ancora dove sono andati a trovare 500.000 casi di morbillo in un anno?

La vaccinazione anti morbillo è volontaria, negli ultimi anni è sponsorizzata moltissimo e sta avendo sempre più bambini vaccinati. I risultati sono comunque questi da: programma di immunizzazione varato nella Regione Veneto.

Il vaccino è stato utile in ben 98 casi su cento

Nel primo semestre del 1997 si sono verificati nel territorio veneto 3566 casi di morbillo, 550 non erano prevedibili. Sono stati colpiti 321 militari provenienti da altre regioni italiane, 155 bambini sebbene fossero stati vaccinati, 103 soggetti in età inferiore ai sedici mesi. L’efficacia protettiva del vaccino è pari al 98,3 per cento. Venti individui ogni mille cittadini non sono tuttavia vaccinati. La percentuale di infezione secondaria è la famiglia nel 75 per cento dei casi mentre nel 25 per cento sono i luoghi pubblici (soprattutto le scuole materne). […] Nel Veneto l’età media dei malati di morbillo è oscillata dai 5 anni del 1982, ai 9 del 1990, ai 16 del 1994, ai 15 del 1997. La stima dei soggetti veneti suscettibili era pari al 16,3 per cento nel 1980, pari al 12,2 nel 1985, pari al 17,6 nel 1992, pari al 21 nel 1995.

(tratto da “Il Gazzettino”, 20 marzo 1998)

Ma che cambiamenti ci sono stati dopo la vaccinazione di massa? La prima cosa che si ha l’opportunità di osservare è lo spostamento dell’età in cui i bambini contraggono il morbillo. Una volta la malattia compariva tra i 3 e i 9 anni. Ora facilmente questa patologia viene contratta dopo i 15 anni, questo grazie solamente alla diffusione della vaccinazione. Mentre il morbillo era una malattia “tranquilla” nella maggior parte dei casi quando veniva contratto entro i 9 anni. A questo proposito ricordiamo i vecchi “medici condotti”, quando c’era un caso di morbillo mandavano tutti bambini a provare a prenderlo, cos’ì avevano chiuso il problema. Ci chiediamo se questi “medici” erano degli sprovveduti o conoscevano bene la patologia e sapevano bene come gestirla senza problemi. Riguardo a questo chiedete ai vostri genitori se non era cos’ì. Un altro particolare che ci sembra giusto sottolineare: in quel periodo c’era un “medico condotto” per 4.500 abitanti ora per 7.000 c’è ne sono cinque e c’è sempre la fila. Ritornando al morbillo se questo viene contratto dopo i 9 anni risulta molto più pericoloso perché normalmente può generare problemi ai polmoni oppure al fegato.

Come si cerca di dimostrare la validità della vaccinazione

Da “Natura & Dintorni”, anno XIII, n.1 – Aprile 2001, a pagina 6 leggiamo: “Prendiamo per esempio il caso di un’epidemia di morbillo realmente avvenuta in una colonia estiva di 458 bambini in cui se ne ammalarono 58. Di essi 41 (cioè il 70% dei casi di morbillo) erano vaccinati, mentre gli altri 17 non lo erano. Questo farebbe subito pensare che il vaccino non sia efficace: in realtà mentre tutti (17 su 17) i bambini non vaccinati svilupparono il morbillo, solo 41 dei 441 vaccinati (solo il 9%) si ammalarono. Ciò significa che chi è stati in precedenza vaccinato ha una probabilità estremamente bassa di contrarre morbillo, al contrario di chi non è stato protetto con la vaccinazione”. (A cura del Dr. Maurizio Sforzi, responsabile dipartimento prevenzione- Bassano del Grappa)

Commento CO.R.VE.L.VA.

Questi dati, si possono leggere in molte maniere. Innanzitutto, non è indicata l’età di questi bambini, avevano più di 10 anni o meno? Perché le cose cambiano molto, infatti con la vaccinazione antimorbillosa l’età in cui viene contratta la malattia si è notevolmente alzata. Il morbillo, quando era nella sua fase di grossa diffusione, causava circa 80.000/120.000 casi su 550.000 nati, con incidenza media del 18,18%; con la vaccinazione, su 458 bambini ci sono stati 58 casi, per cui una percentuale del 12,66%, di cui il 70% vaccinati. Senza vaccinazione, e lo sottolineiamo, solamente il 18,18% contraeva la malattia. Con la vaccinazione, in questo caso, l’ha contratta il 12,66%. Non ci sembra un gran risultato! Inoltre, non si accenna agli effetti collaterali che questo trattamento sanitario causa. Alcune domande possiamo porci per chiarirci meglio le idee.
A)Chi ha avuto il primo caso?
B)E’ stato un bambino vaccinato a scatenare il contagio?
C)Quanti bambini hanno avuto effetti collaterali tra i vaccinati e i non vaccinati?
D)Quanti bambini hanno l’asma grazie al vaccino antimorbilloso?

Dopo l’introduzione della vaccinazione, secondo l’OMS, sembra che il rischio di contrarre il morbillo sia 15 volte più grande fra i vaccinati che fra i non vaccinati (Mendelsohn R.S., Des enfants sains… meme sans medecine, Soleil, 1987).

Ma non è finita, hanno iniziato affermando che con una vaccinazione si eliminava il morbillo invece:

Da vaccinetwork.org

Vi riportiamo alcuni stralci di un articolo pubblicato nel marzo 2000 su Pediatria Notizie, il bollettino della Società Italiana di Pediatria. L’obbiettivo è quello di raddoppiare le dosi di MPR nei bambini, vaccinandoli sia sotto i 2 anni che nella pubertà, poiché si è verificato che malgrado la vaccinazione le malattie non scompaiono. Ricordiamo che tempo addietro, quando si cominciò a proporre massicciamente antimorbillo-parotite-rosolia, si dichiarò che in questo modo la malattia sarebbe scomparsa (molti comunque non sono d’accordo sull’opportunità della sua scomparsa); invece ciò non è accaduto. Si è visto semplicemente che l’età in cui si contraggono si alza; ossia non ci si ammala più nell’infanzia, quando queste malattie sono per lo più innocue, ma ci si ammala nell’adolescenza o nell’età adulta, quando i rischi sono maggiori. Ciò dipende dal fatto che il vaccino dà un’immunità breve; quindi ora si propone un’altra dose nella pubertà. A quando la proposta del vaccino per tutta la vita?
Ecco qualche stralcio interessante.

“Riprendendo le raccomandazioni dell’OMS il Ministero della Sanità ha emesso una circolare per la ripresa della campagna contro morbillo, rosolia e parotite. (…) Se la campagna venisse condotta in maniera incompleta, raggiungendo solo basse coperture (inferiori al 90%) si otterrebbe il risultato di ridurre le punte epidemiche e di allungare gli intervalli interepidemici. Nella prima fase della campagna, l’obiettivo deve essere quindi di raggiungere coperture che superino il 90% fra i nati e, contemporaneamente, di svolgere un’azione di recupero nelle fasce di età oltre i 12-15 mesi. Bisogna in ogni modo evitare di spostare l’età di massima incidenza della malattia verso gli adolescenti o i giovani adulti età alle quali, infatti, morbillo e parotite possono avere decorsi più complicati. Lo spostamento dell’età di massima incidenza della rosolia avrebbe effetti gravissimi. (…) La circolare ministeriale recepisce l’indicazione dell’OMS di raggiungere il 95% di copertura della popolazione, anche di quella immigrata, di età inferiore a 24 mesi. Attualmente, la situazione italiana è caratterizzata da un’ampia variabilità da regione a regione, con una media nazionale di copertura considerata inferiore al 60%. Ben lontana, quindi, dagli obiettivi. La variabilità interregionale va da 25.5 a 87.7%.

Per quanto riguarda il morbillo si possono già evidenziare alcuni effetti della vaccinazione incompleta. Nel periodo 1980-89 i casi notificati nei soggetti oltre 14 anni rappresentavano il 14% in media del totale, mentre nel periodo 1990-97 tale quota è aumentata al 33%. Il 70% dei casi riguarda maschi, perché le femmine sono più protette dalla somministrazione del vaccino MPR per la protezione della rosolia.

L’andamento epidemiologico della rosolia è stato simile a quello del morbillo, ciò significa che aumenta l’età di massima incidenza. Anche se il numero totale di ragazze suscettibili è diminuito, è in aumento il numero di donne adulte non immuni. (…) Mentre la vaccinazione MPR ha avuto un effetto sull’epidemiologia di morbillo e rosolia, essa non sembra averne avuto alcuno su quella della parotite. I casi notificati annualmente sono attualmente 45.000 per anno, mentre negli anni ’60 ne venivano notificati 43.000/anno.

Questo può essere attribuito alla scarsa efficacia dei vaccini contenenti il ceppo Rubini, ampiamente diffusi in Italia.

Azioni da intraprendere

Nelle aree nelle quali la copertura vaccinale sia inferiore all’80% entro i due anni di vita, bisogna intraprendere immediate azioni per elevarla. La vaccinazione MPR può essere somministrata insieme a tutte le altre vaccinazioni indicate per la fascia di età. La somministrazione contemporanea di più vaccini non aumenta il rischio di effetti collaterali e il vaccino MPR deve essere offerto gratuitamente in ogni ASL (vedi anche Legge 23 dicembre 1994, n. 724). Fra le azioni da intraprendere si sollecita ad invitare i bambini alla seduta vaccinale con invito scritto al proprio domicilio. Devono essere utilizzate tutte le occasioni di contatto (visite per malattie minori, visite di controllo, bilanci di salute) e si deve cercare di recuperare tutti i bambini ancora suscettibili che abbiano superato i 2 anni. Uno strumento valido può essere quello di concentrare gli sforzi per condurre campagne mirate limitate nel tempo, in maniera da raggiungere tutta la popolazione.

L’anamnesi positiva per una malattia non controindica la vaccinazione (ciò significa che il Ministero consiglia di vaccinare anche i bambini malati pur di non perdere tempo!!!, ndr).

Nelle aree in cui la copertura è uguale o superiore all’80% e la quota di suscettibili al di sopra dei due anni sia inferiore al 10% è possibile attivare l’offerta di una seconda dose di routine all’età di 5-6 anni o a 11-12 anni.
In questa fase è importante prevenire la circolazione delle malattie anche nelle piccole comunità e riconoscere i singoli casi, ogni diagnosi di nuovo caso dovrebbe essere l’occasione per verificare lo stato vaccinale di tutti i contatti nella comunità o nell’ambito familiare.

La circolare evidenzia anche come le vere controindicazioni alla vaccinazione MPR siano poche e come sulla base delle evidenze scientifiche oggi disponibili non si debba ritenere che esista una relazione causa-effetto tra vaccinazione con MPR e vasculiti acute, otiti medie, neurite ottica, sindrome di Guillain-Barré, atassia, malattie infiammatorie croniche intestinali o pancreatiti (in realtà la letteratura scientifica NON HA ANCORA AVUTO MODO Né DI AMMETTERE Né DI ESCLUDERE LA CORRELAZIONE TRA VACCINO E QUESTE MALATTIE; QUINDI NON CI SONO CERTEZZE. Noi però continuiamo ad occuparci di richiesta di indennizzo per soggetti che riportano demielinizzazioni, neuriti, encefalite, infiammazioni croniche intestinali che possono portare all’autismo, NDR). La vaccinazione contro Morbillo, Parotite e Rosolia non conferisce una protezione al 100% dei vaccinati dopo una singola somministrazione, l’efficacia protettiva sul campo può variare fra l’80 e il 90%. Le più recenti indicazioni raccomandano una seconda somministrazione, che può essere eseguita in qualsiasi momento dopo 4 settimane dalla prima, per raggiungere una protezione anche nei soggetti che non avessero risposto alla prima. Quindi, non è necessario aspettare i dodici anni. In molti Paesi la seconda dose viene offerta in età scolare. Fonte: Ministero della Sanità – Circolare n. 12 del 13 luglio 1999. Controllo ed eliminazione di morbillo, parotite e rosolia attraverso la vaccinazione.

Baroukh Maurice Assael
Professore Associato di Pediatria, Università di Milano
Direttore Centro Regionale Fibrosi Cistica Verona (dal Ministero della Sanità – Circolare n. 12 del 13 luglio 1999)

Effetti Collaterali
(vaccinetwork.org)

La vaccinazione anti morbillo è decisamente più rischiosa della malattia: rapporto beneficio-rischio della vaccinazione MMR

1. Beneficio: il beneficio della vaccinazione è la riduzione del rischio dovuto al morbillo. Quali sono i rischi del morbillo? Il rischio più importante sono le encefaliti post-morbillose. La frequenza è di 1 caso su 1000-2000 casi di morbillo. Le encefaliti virali sono in pratica un tipo di meningiti virali. La letalità da encefaliti post-morbillose è circa di 1 a 10: quindi circa 1 bambino su 10.000-20.000 può morire per complicanze. Quanti casi di morbillo vi erano prima della vaccinazione? “In epoca pre-vaccinale venivano notificati in Italia una media di 60.000-80.000 casi all’anno di morbillo”. In realtà, probabilmente i casi erano superiori, vista la tendenza alla sottonotifica dei casi. Se si stimano quindi 100.000 casi/anno, in base ai dati precedenti, si può stimare una mortalità per morbillo, in Italia, in epoca pre-vaccinale, di circa 10 casi/anno (su 100.000 casi, 100 casi di encefalite, [1/1.000], col 10% di mortalità: 10 casi di morte\anno). Le altre complicanze frequenti del morbillo (otite e polmonite), non portano un aumento significativo della mortalità, in un paese sviluppato come l’Italia.

2. Rischi del vaccino: ci riferiamo al vaccino oggi più usato, quello denominato MMR (measles-mumps-rubella) o trivalente, cioè il vaccino anti-morbillo, rosolia, parotite. Gli effetti collaterali più frequenti sono: encefalite da vaccino ed aumento di malattie allergiche.

* Encefalite: anche il vaccino può dare una forma di encefalite, detta meningite asettica (AM). Le encefaliti da vaccinazioni anti-morbillo variano come frequenza nei diversi studi; spesso la medicina convenzionale sostiene che l’incidenza delle encefaliti da vaccino è estremamente rara (1-2/1 milione do dosi). In diversi studi, è stato invece provato che l’incidenza è MOLTO PIU’ ELEVATA. Per esempio, in uno studio pubblicato su Lancet nel 1993 (5) è stato indicato che l’incidenza dell’AM è di un caso su 11.000 vaccinazioni; in uno studio giapponese del 1996 (pubblicato su Acta Paediatr Jpn.), che è lo studio più accurato presente in letteratura scientifica (perché ha compreso una sorveglianza attiva che ha coinvolto un elevatissimo numero di pediatri) sono stati testati 4 diversi tipi di vaccino MMR: la media delle encefaliti da vaccino fra i 4 tipi è stata ancora più elevata, è stata di 7.85 casi ogni 10.000 vaccinati (6), quindi 0,7 su 1.000: come si vede, in questo studio le encefaliti da vaccino hanno una incidenza praticamente uguale a quelle da morbillo. In base a questi dati il rischio di encefalite da vaccino diminuisce (Lancet) od annulla (studio giapponese) il beneficio del vaccino.

* asma: Dagli studi esistenti, è emerso che i vaccini aumentano notevolmente l’asma nei bambini. Un primo studio è stato pubblicato su Jama nel 1994, ed ha messo a confronto due gruppi di bambini: 243 vaccinati per la pertosse confrontati con 203 non vaccinati. (7): i bambini vaccinati avevano una frequenza di asma 5 volte superiore rispetto ai non vaccinati. Uno studio del 1997 ha confrontato un gruppo di bambini vaccinati (difterite-tetano-pertosse-DPT-+ polio) con un gruppo di bambini non vaccinati: mentre i non vaccinati non avevano avuto episodi di asma, il 23,1% dei bambini vaccinati avevano sofferto di asma ed il 30% di altre patologie allergiche (8).Per quanto riguarda la vaccinazione MMR, uno studio dalle conclusioni molto evidenti è stato pubblicato su Lancet nel 1999 (9): sono stati confrontati 2 gruppi di bambini: il primo gruppo (295 bambini) frequentavano una scuola di tipo Steineriano; il secondo gruppo (380 bambini) una scuola convenzionale. I bambini della scuola steineriana avevano eseguito meno vaccinazioni MMR, avevano assunto meno antibiotici, e mangiavano più cibi fermentati. In particolare, solo il 18% dei bambini steineriani avevano eseguito la vaccinazione MMR, mentre il 93% dell’altro gruppo l’aveva eseguita. Questi i risultati: il 5-8% di bambini steineriani avevano l’asma, confrontati con il 17% dei bambini con asma dell’altro gruppo. Come si vede, da tutti questi studi emerge un dato: le vaccinazioni (ed anche la MMR) aumentano l’asma nei bambini da 3 a 5 volte. Di conseguenza, le vaccinazioni sono fra le principali responsabili dell’aumento dell’asma in atto in tutti i paesi occidentali, e quindi anche della mortalità da asma. Oggi, in Italia, vi sono ben 1642 morti/anno da asma (10). Considerando che le vaccinazioni contribuiscono in misura rilevante all’aumento dell’asma, e considerando l’assoluta sproporzione fra le morti evitate con la vaccinazione anti-morbillo (10/anno= rispetto a 1642/anno, ne deriva necessariamente una conclusione: che i rischi della vaccinazione anti-morbillosa sono nettamente superiori ai benefici: la vaccinazione deve essere sconsigliata.

Da un’altra ottica
Anno 33 No 3 1986 “Triades”
RIFLESSIONI SUL PROBLEMA DELLE VACCINA­ZIONI PREVENTIVE A PROPOSITO DEL RECENTE VACCINO ANTI MORBILLO

Dr. Michel Le Poivre

Traduzione a cura: Coordinamento Veneto Genitori per la Libertà di Vaccinazione.

Alla luce dell’Antroposofia di Rudolf Sre­iner (R.S.) tenteremo di portare qualche lume in un argomento spesso appassionato e offuscato dell’inquietudine, perfino della paura e dalla confusione, tanto le infor­mazioni sono imprecise e cattive.Questo problema è di primo acchito oscura­to dalle ombre della legge,, che fa notare il carattere obbligatorio di certe prati­che vaccinali; la salute sarà dunque ap­pannaggio dello stato? L’individuo non a­vrà che da sottomettersi? Sarà tenuto dun­que irresponsabile? Il pubblico è a sua volta troppo poco informato; i pregiudizi e le attitudini pseudoscientifiche, dog­matiche paralizzano la maggior parte del tempo di ogni dibattito che vorrebbe essere obiettivo. Ma la cosa più grave è che la dimensione più vera dell’essere umano; cioè la dimensione spirituale fondamentale che ciò sia riferito ad un neonato all’­infanzia o ad un vecchio non è presa re­almente in considerazione, eccetto qualche volta sul piano sentimentale e confusamente. Le vaccinazioni risalgono solamente alla fine dal 18° secolo; l’inglese Jenner aveva in effetti notato che il va­iolo non colpiva o colpiva in modo molto attenuato i ragazzi delle fattorie che l’avevano contratto a contatto delle muc­che, “il vaiolo dalle vacche” malattia e­ruttiva del capezzolo delle mucche; di conseguenze gli venne l’idea di inoculare volontariamente il contenuto vescicale delle mammelle di mucca attenuato all’es­sere umano creando così una specie di ma­lattia artificiale relativamente ben tol­lerata, per prevenirne una ben più grave. Queste osservazioni puramente pragmatiche si situano in un’epoca ben anteriore alla scoperta della microbiologia e della immu­nologia moderna .All’ inizio l’iniezione vaccinale si faceva a partire dal primo soggetto contaminato e da braccio a braccio in uno slancio fra­terno. Quello che è meno conosciuto al grande pubblico è che si ebbe subito un numero da dimenticare di persone che di­vennero ammalate e gravemente a causa del­la vaccinazione sistematica e certi nostri eroi della vaccinazione furono presto ac­colti come degli invasori; era l’epoca iniziale della rivoluzione industriale in Inghilterra. Fin da quest’epoca certi si ribellarono, senza dubbio quelli che ave­vano ,più fiducia nell’igiene di vita che dell’inoculazione del preteso miasma sal­vatore. Certi pensavano che la salute fos­se affare di “gente che sapeva “, ma altri domandavano, di essere informati, volevano capire e poter scegliere di conseguenza da uomini liberi e responsabili. Il dibattito si appassionò si politicizzò e la legisla­zione si mescolò nella confusione genera­le. Non possiamo passare in rassegna tutto lo sviluppo storico che ha portato alla si­tuazione di oggi, ben più sofisticata, per quanto riguarda la scienza e la tecnica medica, ma non molto differente quanto al fondo del problema .La vaccinazione trae dunque origine dalle vacche; questo termine adeguato all’inizio è a buon diritto per quanto sopra descrit­to si estende curiosamente a tutte le altre ­pratiche analoghe che presero ugualmente nome di vaccino (dal latino Vacca). In effetti certi medici e ricercatori ac­carezzarono di primo acchito il sogno di sradicare tutte le malattie con tale pro­cesso: bastava trovare il buon vaccino, il buon metodo ed estenderlo aIl’insieme del­la popolazione perché non si avessero più malattie. Ma cos’è la malattia? Cos’è dunque essere ammalati? E’ solo il microbo che rende am­malati per caso per fatalità, per puni­zione divina o meglio non è piuttosto il soggetto che trovandosi spesso in stato di minor resistenza per tante ragioni, tanto biologiche che psichiche, offre un terreno favorevole allo sviluppo dei microbi che permette alla malattia di svilupparsi: il soggetto si serve del microbo in qualche modo anziché subirlo . Anche R. S. dice chiaramente che (si ricorre) si fa la malattia perché se ne ha bisogno. La ma­lattia avrà dunque una finalità, un senso, il contrario di una prova gratuita. Questo si mette in evidenza al momento di una epidemia di morbillo: certi bambini faranno un “buon morbillo”. Come si diceva, giustamente con il buon “senso”, una volta; la malattia si manifestava tra l’altro con una temperatura elevata e una eruzione im­portante, per contro, degli altri faranno una malattia attenuata, vera in apparenza pur tuttavia, come provano certi esami di laboratorio ha avuto un contagio, un’ul­timo gruppo molto raro in effetti farà, come si dice un morbillo complicato, que­ste complicazioni, talvolta veramente se­rie sul piano neurologico, erano spesso dovute a delle manovre mediche intempesti­ve o meglio legate allo scompenso di tare preesistenti ( non possiamo sviluppare que­sti casi in dettaglio nell’ambito di un simile articolo).Ritorniamo al primo caso, quello del “buon morbillo”; il soggetto dopo un periodo di incubazione, una dozzina di giorni, entra nella fase di malattia detta di invasione: la temperatura aumenta, il bambino diventa gonfio, il catarro si installa; questa fase è rapidamente seguita dal periodo erut­tivo che sopraggiunge in un contesto acuto febbrile e che non dura più di due tre giorni per continuare fino ad un periodo di desquamazione con calo termico; un pe­riodo di convalescenza a chiudere questo ciclo. Questo svolgimento clinico comporta certo delle notevoli variazioni individua­li, ma nell’ insieme è assai stereotipato: la malattia realizza così una sorta di “forma temporale”.Il ciclo del morbillo dura pressapoco una lunazione (ciclo lunare) si potrebbe com­pararlo al ciclo di sviluppo di una pian­ta: dopo essere stata seminata (contagio) il seme sviluppa sotto terra delle invisibili radici ( incubazione) prima di spun­tare dal suolo come giovane germoglio gon­fio d’acqua ( invasione) il germe va rapidamente a fiore (eruzione), poi appas­sisce (desquamazione), ben inteso questa è un’immagine, si potrebbe completare dicen­do che il riferimento è una pianta tropi­cale dallo sviluppo rapido grazie all’umi­dità (catarro) e al caldo torrido (feb­bre) .IL morbillo in realtà è una malattia? … Esso non merita il nome che per le sue complicazioni, esso è una “crisi evoluti­va”, dunque il suo sviluppo è evolvere spontaneamente verso la guarigione. dicia­mo di più il bambino dopo tale crisi svi­luppa delle nuove qualità non soltanto nei tratti che si consolidano, nella fisiono­mia che diviene più personale, ma anche nella gestualità che prende sicurezza, mi­gliora l’abilità manuale e I ‘elaborazione del Iinguaggio ecc. ecc., fino ad un mi­glioramento del carattere. In breve il bambino è passato per un importante pro­cesso di trasformazione grazie a questa malattia . Nel morbillo impegnato per primo è il cor­po eterico “il corpo vegetale” o “vitale” che permette lo svolgimento durante la malattia di una profonda metamorfosi. Ossia la malattia ha permesso di apportare “qualcosa di più” al bambino cioè ha po­tuto svilupparsi confrontandosi con delle forze nuove e si può dunque dire, sempre proseguendo l’immagine del ciclo vegetale che la malattia ha portato dei frutti . In cosa consistono veramente questi frutti? Secondo R.S. si tratta di un migliore a­dattamento del veicolo corporeo familiare nato dalle correnti ereditarie (corpo fi­sico corpo vitale) alle necessità dell’­individualità psico spirituale (corpo a­strale e corpo dell’io). Ora secondo R.S., sono proprio le correnti ereditarie che creano la predisposizione a contrarre il morbillo. Questa malattia dà dunque l’oc­casione di afferrare meglio, di incarnarsi meglio, nel veicolo corporeo. Questa con­quista, questa lotta dell’individualità, la libera e la rivolge verso l’avvenire, controlla la densità della corporeità tut­ta carica delle influenze famigliari, si manifesta valorosamente nel fuoco della febbre. La febbre è ben altra cosa che un semplice accrescimento del metabolismo avendo per conseguenza una sorta di “lavaggio all’­acqua calda”. La febbre è la “fucina di Prometeo” che permette allo spirito di rimodellare il corpo per farne un utensile migliore, adatto alla sua missione spiri­tuale. NelIa febbre c’è il fuoco dello spirito, è il calore saturrnino, la volontà creatrice dell’origine che si manifesta presso l’essere umano in modo immediato misterioso, grandioso e sacro. “Nella feb­bre si guarisce ancora” ha potuto dire il Dr. Mees. E’ una certa attitudine interiore che ap­partiene al medico approfondire con la me­ditazione che impregnerà la pratica . Lontano dunque dal sopprimere la febbre bruscamente con degli antipiretici chimici per timore viscerale, per pregiudizio e anche bisogna dire per evitare l’eventuale disagio che causa nell’ambito familiare la cura di un bambino ammalato, febbricitan­te; bisogna al contrario sorvergliarlo e circondarlo di un’atmosfera serena positi­va, coraggiosa e al tempo stesso piena di venerazione per il mistero che si sta com­piendo. Bisogna accompagnare il bambino nel suo sforzo di autoguarigione con dei gesti terapeutici semplici che molte buone madri di famiglia sanno fare spontaneamen­te per tradizione familiare, nati dall ‘esperienza e anche da un nobile istinto ve­nuto dal più profondo del loro cuore che oggi bisogna riapprendere, ma con coscien­za. Beninteso bisogna che la febbre non diventi dannosa, sia che si prolunghi troppo, ossia che il fuoco salvatore pren­da l’andamento di un incendio; ma anche in questo caso è praticamente sempre possibi­le, grazie ad un giusto trattamento vale a dire che può essere tollerata dall’esse­re umano fino ad un certo livello alto senza indirizzarsi sul piano psichico for­zandone le barriere di provvedere ai di­sturbi, che , appaiono iperacuti e violen­ti, per esempio le convulsioni ipertermi­che sono nella maggior parte degli episodi di breve durata e non lasciano postumi. Aggiungiamo qualche parola sull’ argomento eruzioni: é da sottolineare che inizia a livello cefalico per propagarsi rapidamen­te dal basso in alto nel senso del parto normale, dunque testa in avanti . Dopo il morbillo il soggetto ha fatto nuova pelle, in qualche modo si é rinnovato come abbia­mo considerato più sopra, si può arrivare fino a dire senza esagerazione che si tratta di una sorte di rinascita. Ci piace menzionare, ispirandoci alle riflessioni di un pediatra antroposofico tedesco, che la malattia infantile viene a completare un processo planetario che non si è potuto sviluppare armonicamente nella sfera del Karma dell’individuo. Ci sono sette malat­tie infantili in rapporto con le sette sfere planetarie: il morbillo di cui ci occupiamo sarà in relazione con il proces­so gioviale (Giove) gonfiatura, perdita delIa forma, dopo rimodellaggio dei trat­ti, maggiore equilibrio delle facoltà psi­chiche all’uscita della malattia. Ciò ci può invitare a meglio comprendere e a me­ditare ciò che Paracelso voleva dire con queste parole “le malattie sono degli ope­rai del divino ” e che R.Steiner completa precisando: “le malattie sono uno dei modi di guarigione del Karma”. I bambini che contraggono il morbillo in un periodo di epidemia bisogna notare che una tale epidemia non accade per caso ma per particolari condizioni cosmico tel­luriche, e che esse costituiscono in qual­che modo lo strumento di un Karma collet­tivo ne hanno bisogno per adempiere pie­namente la loro esistenza; se non lo possono a causa di una vaccinazione oppu­re di un tasso di vaccinazione nell’ambito familiare tale che un’epidemia non può trovare le condizioni per manifestarsi, ­se la malattia non può avere libero corso, ebbene tutto il lavoro di metamorfosi che avrebbe dovuto svolgersi spontaneamente ad un livello subconscio e supportato dalle “Gerarchie”, tutto questo lavoro dovrà essere fatto secondo R.Steiner a livello pedagogico; altrimenti la mancanza, il non avere potuto fare e in tempo debito, pelle nuova, resterà per tutta la sua vita più o meno “male nella sua pelle” come si dice giustamente nella saggezza del linguaggio popolare. E’ a questo livello che si dovrà poter si­tuare il problema della vaccinazione: si è capaci attraverso la pedagogia incluse le arti curative a pareggiare le mancan­ze dei bambini perché si è arbitrariamente chiusa la porta alla malattia che tuttavia avrebbe avuto un gran bisogno di fare? L’educazione, “I’arte di guarire l’uomo dalla sua infanzia” (R.S.), è implicita­mente una medicina pedagogica. Che succede sul piano biologico? Una tale malattia è detta immunizzante, vale a dire che il soggetto non farà più la stessa ma­lattia in caso di nuova epidemia poiché non ha, molto semplicemente, più bisogno di farla. A livello umorale ciò si giusti­fica con la presenza di anticorpi, che si trovano ugualmente anche in casi di immu­nizzazione artificiale, vale a dire, la vaccinazione. Ma attenzione, nel secondo caso non si sta confondendo la traccia la­sciata dallo zoccolo con il cavallo stesso tutti ignorano per di più la presenza del cavaliere che non ha tracciato, ot­tenendo in qualche modo un “falso diploma senza passare realmente la prova”? (Dr. R. Leroi) Il soggetto e si immunizzato vale a dire esente dalla malattia (latino immunis = esente da carico), ma si è rinforzato, trasformato altrettanto? Nel caso della vaccinazione le reazioni biologiche si sono sviluppate a basso tono senza elevazione termica libera, vale a dire senza l’impegno dell’individuo, senza combattimento vero, esse concernono prin­cipalmente il livello biologico (eterico) ma anche il livello psichico (astrale) co­me ci dimostrano certe turbe del carattere che possono manifestarsi a seguito di una vaccinazione. D’altronde i vaccinatori non fanno riferimento prima di tutto ai pro­blemi collettivi quello che può essere in certi casi e in certe condizioni giu­stificato ma non lasciamo in questo modo da parte il livello dell’individuo? E’ significativo d’altronde che le vacci­nazioni sono state trasferite dalle mani dei medici a quelle del legislatore. Non c’è più riflessione, dialogo, ricerca di soluzioni ma si segue ciecamente l’opinio­ne della scienza del momento. Pensiamo al­le riflessioni profetiche di R.Steiner “la scienza materialistica animalizza l’uomo”. Si obbietterà con ragione che certe ma­lattie molto gravi sono state quasi sradi­cate con i vaccini. Un esempio è il caso del vaiolo. Ma non è forse dovuto al mi­glioramento delle condizioni igieniche? E ora non si vedono certe malattie cutanee prendere sempre più piede, accompagnate da danni organici seri, per esempio come nel caso della psoriasi grave, che si può pa­ragonare ad una sorta di vaiolo freddo? In più e soprattutto non si è tenuti a trascurare e anche a nascondere il pro­blema delle “persone scomode” perché il vaccino del vaiolo ha recato gravi proble­mi: certuni per esempio hanno contratto una encefalopatia postvaccinale con po­stumi paralitici che peseranno gravemente sul loro destino, malauguratamente non si tratta solo di un caso, se ne hanno un bu­on numero che deve essere preso in consi­derazione e portato in tutta franchezza davanti alla coscienza. In Francia esiste un lega per la libertà di vaccinazione una lega” parallela” fon­data coraggiosamente da M. f. Delarue, al­la quale noi rendiamo qui pubblicamente o­maggio e che, continua la sua azione sotto la presidenza della Signora Delarue; una lega è dovuta nascere per fare ascoltare la voce delle vittime e non solo quella dei laboratori di ricerca. Bisogna infatti considerare l’insieme del­la patologia e non soltanto la malattia incriminata per i vaccini. Non c’è più la difterite bene, ma che dire dell’angina disperatamente cronica, che dire dell’ac­crescimento considerevole della frequenza del cancro alla laringe? Grazie alla BCG non c’e quasi più la tubercolosi… ma quanti bambini non hanno manifestato dopo una tale vaccinazione una patologia stri­sciante a livello delle vie respiratorie superiori perfino accompagnata da fenomeni allergici? I sanatori sono deserti? Ma no, hanno cambiato semplicemente i pensionati: gli asmatici o meglio gli ammalati di can­cro ai polmoni hanno preso il posto dei tisici di un tempo! Per di più c’è sempre una cosa che è messa accuratamente al ban­do: la possibilità di curare validamente certe malattie con dei metodi non in vigo­re all’università. Tuttavia certe malattie pongono problemi ancora più delicati. Per la poliomielite il vaccino sembra ben tollerato, ma ancora nessuno può dire assolutamente in tutti i casi; sembra così efficace che questa ma­lattia è in via di scomparsa. Tuttavia il numero di malattie neurologiche paraliz­zanti che evolvono per spinta e in modo cronico, non cessano di aumentare, la più comune e anche la più diffusa era ed è la sclerosi a placche… e si ricerca una cau­sa virale a questa malattia terribile… nella speranza di poter fare un vaccino. Si dimentica completamente che la polio­mielite e le malattie dello stesso tipo evolvono in modo subacuto o cronico è una malattia che si è sviluppata con la civiltà occidentale (vita frenetica, stress, mancanza di esercizio e agricoltu­ra chimica forzata, alimentazione troppo abbondante e troppo raffinata, abuso di dolcificanti e di eccitanti, utilizzazione di mezzi antidolorifici e in particolare di antipiretici ecc.) e che è rimasta com­pletamente sconosciuta nella cultura tra­dizionale fino all’irrompere della cosiddetta civiltà. Una medicina realmente preventiva non dovrebbe, anziché inseguire dei miraggi e dei miracoli, informare la gente su ciò che può fare per rinforzare la salute ed evitare o almeno ridurre I fattori nocivi? Si rende evidente l’intreccio fra problemi medici e problemi sociali; in società ma­lata, medicina malata. Il tetano pone problemi in ragione della sua gravità. Rimane in effetti mortale in molti casi malgrado i progressi della rianimazione medica, dunque bisogna rendere giustizia al beneficio reso. A differenza di una malattia epidemica che avviene in un contesto particolare, la porta di entra­ta è un’apertura cutanea, una ferita, dun­que una situazione contingente. Ma anche qui una scelta è possibile quanto alla modalità del trattamento preventivo: per esempio una ferita ben trattata che si è lasciata o fatta sanguinare un po’ sulla quale si è passata dell’acqua ossigenata, medicando con della calendula, una cura con delle iniezioni sottocutanee nelle vici­nanze della ferita con un rimedio specifi­co preparato a base di piante secondo cer­ti consigli, che R.Steiner aveva potuto da­re ai medici della sua epoca, rimedio che deve essere amministrato secondo la pre­scrizione di un esperto tutto questo fatto tranquillamente positivamente e co­raggiosamente, ecco un metodo profilattico, che presuppone d’altro canto un modo di vita sano. Ma se si deve avere paura, vale meglio essere vaccinati. Il problema può porsi ugualmente se si in­viano i bambini lontano da casa propria e se non si è sicuri della qualità delle cu­re, può essere che valga meglio consiglia­re il vaccino. Questo si pone ugualmente se si ha una professione particolarmente esposta alla contaminazione (es.allevatori di cavalli) non si tratta di essere contro sistematicamente, ma di soppesare le cose e di agire di conseguenza in tutta libertà e responsabilità. Certuni segnalano che ci sono state vitti­me di tetano mortale per una semplice pun­tura di rose innocenti in apparenza, per­sino passate inosservate, ma questo a ca­rico di chi? Forse a carico di un indivi­duo dal sistema nervoso stressato o diabe­tico o alcolizzato o molto semplicemente completamente demoralizzato…? E non è questo più che altro la mancanza che per prima cosa occorre riequilibrare? Visto il modo di vita attuale e le manovre terapeu­tiche concepite, malgrado tutto si può di­re che la vaccinazione rimane ancora molto indicativa; ma dovrà sempre essere adope­rata e modulata caso per caso e mai avere un carattere di routine. 0Noi vogliamo menzionare per concludere un ultimo fatto importante, far sapere che le nostre reazioni di difesa sono natural­mente non specializzate, vale a dire di­sposte a rispondere a tutte le eventuali forme di aggressione ma secondo il modo di reazione proprio di ciascuno, come ab­biamo già visto nell’esempio di una epide­mia di morbillo. Una tale malattia non si fa dunque che una volta, e dopo avere superato la crisi, I’organismo sarà più forte meglio armato globalmente per tenere testa agli assalti di altri eventuali aggressori e non solamente del morbillo. Si può comprendere anche in questo senso il termine “buon morbillo” utilizzati più so­pra: ed è dopo una tale malattia che si è più resistenti per affrontare tutte le al­tre! Questo dunque possono testimoniare non soltanto le esperienze cliniche seco­lari, ma anche gli esami di laboratorio che scoprono tra l’altro l’elevazione del tasso di certe cellule immunocompetenti di certe sostanze quali l’interferone. Or bene le malattie sono dovute, come si sa oggi, ad una caduta delle difese immunitarie, in particolare nel cancro. Attualmente si tenta bene o male e a furia di tanti sforzi per esempio di concentrare l’interferone per darlo quale rimedio, agli ammalati di cancro. Ora la capacità che ha un individuo di produrre una tale sostanza è legata in particolare, come mostrano re­centi indagini, precisamente all’intensi­tà delle reazioni febbrili del soggetto al momento delle malattie precedenti; ora la febbre segna la capacità dell’impegno del­l’io nella dinamica metabolica. Così si tenta di concentrare la sostanza per sop­perire alla mancanza…. bene, ma a che serve regalare un violino a qualcuno che non saprebbe suonarlo? E’ chiaro il circolo vizioso nel quale cade la scienza materialistica attuale: scopre il mattone e trascura di vedere la cattedrale! Al momento della vaccinazione, nel miglio­re dei casi, si guarda sempre la parte arbitrariamente, comunque si fa appello alle difese generali del soggetto nel senso della specializzazione. C’è chi arriva alI’immunità come nel caso del morbillo na­turale, ma con enorme differenza, senza che l’insieme delle difese siano paralle­lamente rinforzate. C’è dunque un affievolimento relativo delle difese generali naturali in rapporto alle difese specializ­zate. Ciò può essere senza dubbio trascu­rabile se le prime sono in abbondanza ma in caso di insufficienza la minima vaccinazione può determinare un grave disequilibrio. Si potrebbe descrivere ciò con l’immagine di una calza fragile: se la si tira per rinforzarla da una parte, la si strappa dall’altra. Una vaccinazione rischia dunque, chiudendo la porta a una malattia, di aprirla maggiormente a tutte le altre….e si arriva anche “per assur­do” a concepire la pluri vaccinazione. Una vaccinazione né trascina in qualche modo un’altra! Bisognerà passare tutte le patologie in rassegna e scoprire di ciascuna il vaccino appropriato (il concetto è chiaro) . Dopo la classica DTCoq Polio ecco dunque il vaccino del morbillo, rosolia, orecchioni, epatite, influenza (che bisogna rinnovare ogni anno perché il gene dell’influenza è particolarmente versatile) e subito il vaccino antiaids? Ma a quando dunque il vaccino contro la paura, l’angoscia, la depressione, il mal di vivere? Bisogna dunque considerare il proprio corpo come un macchina e sottoscrivere di conseguenza una assicurazione multirischi? E per i nostri bambini bisogna dunque tagliare tutti gli alberi per evitare il rischio di cadute? Si, la vita senza rischio, senza fiducia, ne’ coraggio, la vita senza sforzo, la vita senza libertà, è proprio la vita? Ripetiamo ancora non si tratta di adottare una linea di rifiuto sistematico. Certe vaccinazioni ben soppesate, coscienziosamente praticate e sorvegliate possono essere giustificate nello stato attuale della nostra coscienza e dei nostri mezzi culturali. Ciò nonostante quello che ci sembra fondamentale segnalare qui, è che dietro l’argomento spesso considerato secondario, perfino trascurato delle vaccinazioni si erge il problema maggiore degli ostacoli all’incarnazione che sono eretti da forze occulte mascherate da scienza e anche da filantropia.
LA POSTA IN GIOCO NON E’ ALTRO CHE L’IO UMANO.